Whirlpool seleziona laureati su FB

febbraio 7, 2011

Whirlpool, la multinazionale degli elettrodomestici, ha scelto facebook per fare recruiting on line di personale qualificato e sviluppare strategie di employer branding. Provare per credere, cliccando su I love Whirlpool.
Fab


Google vs Facebook, talent war in Silicon Valley

novembre 29, 2010

Do you think “talent war” has become out of fashion in times of crisis? Not in the Silicon Valley. NYT reports the latest news on the talent war between Google and Facebook. The giants of Web 2.0 global economy are growing fast, despite economic crisis. Where is Italy?… 

Fabrizio


La conoscenza di Ulisse

settembre 17, 2010

Quando parliamo di “conoscenza” siamo soliti riferirci a saperi che attengono al mondo della tecnica e della gestione aziendale. L’articolo che vi segnaliamo, invece, enfatizza un tipo di conoscenza che sta a metà strada tra il knowledge (know how) ed il wisdom (saggezza).

L’articolo, pubblicato sul sito on line del Sole 24Ore, è ispirato da un recente fatto di cronaca. L’autore ci ricorda l’importanza del patrimonio di conoscenza accumulato nei secoli dai pescatori siciliani, che rappresenta fin dai tempi di Ulisse una ricchezza, fatta di tecnica ma anche di pratiche sociali, di un saper fare che si associa, però, anche a valori, individuali e collettivi.

La figura del pescatore è profondamente radicata nella cultura isolana, tant’é che una delle più importanti figure della mitologia siciliana è giustappunto Colapesce, un pescatore messinese, visssuto secondo la leggenda all’epoca di Federico II, che durante un’immersione si spinse così in profondità da arrivare a toccare con mano le “fondamenta” dell’Isola. Secondo la leggenda, Colapesce scoprì che la Sicilia era sorretta da 3 colonne e che una di queste era stata consumata dal fuoco dell’Etna e rischiava di crollare. Per salvare la Sicilia, Colapesce decise di sacrificarsi, rimanendo per sempre in fondo al mare a sorreggere una delle colonne che sostengono l’Isola. 

L’articolo ci ricorda anche il valore del patrimonio storico e culturale frutto di un fecondo rapporto di scambio tra le genti del Mediterraneo, che rappresenta una eredità troppo importante per essere sacrificata sull’altare degli egoismi nazionali.   

Buona lettura

Fabrizio Maimone


Emotions and Organizational Dynamism

luglio 10, 2010

Emotions and Organizational Dynamism, the Sixth Volume of the series “Research on Emotion in Organizations” is now in print by Emerald Group Publishing Limited. Take a look at the table of contents.

This volume explores the role that emotion plays in such diverse organizational phenomena as entrepreneurship, change, service failure, and creativity. The study of emotions in organizations is broadening, with new phenomena being considered through the lens of emotions, and deepening, with theoretical approaches being refined and sharpened.

The choice of theme of this volume reflects this tension. Organizations are dynamic, they change and they comprise elements that are constantly moving. They are simultaneously ordered and complicated and complex. Emotions help us understand this dynamism. As the chapters in this volume help us understand and appreciate, emotions are often an underlying energizing and motivating force. Examination of the role of emotions as precursors or mediators of change or innovation or creativity is therefore essential to being able to manage this dynamism.

Emotions and Organizational Dynamism includes among others the chapter “Affective Climate, Organizational Creativity and Knowledge Creation: Case Study of an Automotive Company” written by the owner of this Community together with Marta Sinclair.

Fabrizio


Creating Knowledge Advantage

luglio 1, 2010

Creating knowledge advantage, the new book written by the renowned international scholar Nigel Holden and the Global consultant Martin Glisby. A global trip in the future of knowledge Management.  

Fab


Interview with Professor Neal M. Ashkanasy, editor of Research on Emotion in Organizations

giugno 6, 2010

The study of Emotions in organizations is considered undoubtedly one of the forefront of the research on organizational sciences and organizational behaviour.

You can find an interview with Professor Neal M. Ashkanasy, editor of Research on Emotion in Organizations and founder of EMONET, at this link.

Research on emotions in organizations Volume VI, Emotions and Organizational Dynamism, will be available within july 2010. You can find the sinopsis of the book at this link.  The volume explores the role that emotion plays in such diverse organizational phenomena as entrepreneurship, change, service failure, and creativity. 

Fabrizio


Nel prossimo Convegno Nazionale AIDP si parla di conoscenza, reti estese, organizzazioni flessibili e internazionalizzazione

Maggio 25, 2010

Nel prossimo Convegno Nazionale AIDP, che si terrà a Roma il 4 e 5 giugno, si parlerà di Gestione della conoscenza, reti estese, organizzazioni flessibili ed internazionalizzazione.

L’articolo di Enzo Rullani sintetizza gli argomenti che faranno da filo rosso al Convegno.    

Anche i “Capi del personale” si convertiranno sulla Via di Damasco ai principi della organizzazione flessibile, della gestione della conoscenza e dell’apprendimento continuo, della transnazionalizzazione delle aziende? Ai relatori ed ai partecipanti al Convegno l’ardua sentenza…

Fabrizio


Steve Jobs vince blogger per KO tecnico all’ultima ripresa

Maggio 17, 2010

Il Sole 24Ore on line di oggi riporta la notizia di uno scambio rovente di email tra Steve Jobs e Ryan Tate, un giornalista di Gwaker, lo stesso blog che è entrato in possesso del nuovo modello di Iphone, prima del lancio sul mercato.

Lo scambio on line dimostra la forza dei nuovi media e allo stesso tempo la sopravvivenza di “vecchi” valori come la leadership che, però, al tempo del Web 2.0 deve essere declinata in maniera nuova.

I leader del futuro devono sviluppare nuove competenze comunicative, imparando ad usare i nuovi media digitali? L’esempio di Steve Jobs e quello, ancora più popolare, di Obama, sembrerebbero dimostrare che la leadership sta diventando sempre di più anche una “competenza” virtuale.

Chi glielo spiega alla nostra (anziana) classe dirigente, che si fa un vanto di avere scarsa confidenza col pc?

Fabrizio


Social Network e comunicazione organizzativa: il caso Fb

aprile 12, 2010

L’articolo di presentazione del gruppo di lavoro su Web 2.0 e comunicazione organizzativa 

Se per comunicazione organizzativa intendiamo un processo di trasmissione e condivisione di norme, valori, strategie, informazioni e attività, possiamo individuare alcuni strumenti di sviluppo di tale processo quali la Intranet aziendale e tutti gli strumenti del Web 2.0: forum, chat, wiki e blog si rivelano “modi” di conoscere e condividere fondamentali per gli appartenenti ad una qualsiasi organizzazione (Calvani, 2005); le comunità organizzative sono i luoghi di realizzazione di questo processo, e dunque i gruppi nei quali i membri dell’organizzazione utilizzano gli strumenti per dare vita e sviluppare il processo di comunicazione organizzativa vero e proprio (Alessandrini, 2007). Rispetto alla “classica” intranet aziendale, i social networks presentano alcune caratteristiche aggregative più legate a processi informali e personali (vedi, ad esempio, la condivisione di interessi e passioni su Facebook, Twitter, MySpace o FriendFeed) che non a processi organizzativamente strutturati e di interesse collettivo. Il Caso Facebok è esemplificativo: Facebook presenta infatti alcune particolarità identificabili nella comunicazione uno – molti, nell’accento posto sugli interessi dell’utente e non sui suoi prodotti di uso e consumo (musica  e video), nella visibilità accordata al profilo di ogni utente, ed infine nella metafora del Caffè (Bennato, 2009) cioè del luogo della “chiacchiera”, della “raccolta” sporadica e apparentemente “spot” delle informazioni su cose, eventi, persone.

E’ questa “metafora del caffè” a suggerire un possibile legame di questo social network con lo sviluppo organizzativo, con l’implementazione di comunità professionali e con un’influenza potenzialmente continua sula vita organizzativa quotidiana.

Parlare di organizzazioni su FB non è una novità; è già stata diffusa qualche mese fa la notizia secondo la quale sarebbe in cantiere una versione del popolarissimo social network dedicato esclusivamente alle organizzazioni[1]; in ogni caso, esistono già alcune aziende di comunicazione, redazioni giornalistiche e imprese cinematografiche che hanno fatto di FB uno dei luoghi della loro promozione. Sorgono molteplici domande a questo proposito: Facebook serve (solo) per farsi pubblicità? Un blog, o un account twitter servono allo stesso scopo? In conclusione, i social network soffrono della stessa “malattia” dei mondi virtuali come Second Life, utilizzati (Gerosa, 2006) come vetrine aziendali?

Al momento, sembra che gli obiettivi maggiormente perseguiti dalle organizzazioni siano, in tema di social network, la diffusione di eventi alla propria lista contatti e l’incremento di tale lista al fine di diffondere quanto più possibile informazioni sull’azienda in questione.

Eppure, alcune problematiche sull’uso, ad esempio, di Facebook a fini organizzativi sono stati posti e sono tuttora da investigare; tanto per fare un esempio, il rischio più comune nell’utilizzo della piattaforma è la distrazione a favore della parte più “sociale” del social network.

Elementi a favore sono, in ogni caso, presenti; la stessa gadgettistica, la possibilità cioè di personalizzare il proprio profilo con gadget virtuali che rappresentino i propri interessi, può rappresentare un elemento di comprensione sia della mission organizzativa (che diventa così parte del “patrimonio” di ogni utente, sul proprio profilo) sia dell’identità organizzativa di cui l’utente fa parte, può rappresentare uno strumento partecipativo soft, e può implementare lo sviluppo di piccole, medie o grandi comunità che, ad esempio, si riconoscano negli stessi “ornamenti” scelti per il proprio profilo.

Utilizzati in larga parte per la comunicazione e la condivisione personale, i social network rappresentano uno strumento di affermazione della propria personalità a livello di comunicazione, connessioni ed interessi: assodato il loro alto livello di pervasività (nell’arco della giornata ed in generale nella personale gestione del tempo e delle comunicazioni), come utilizzare oggi questo strumento per la produzione e la condivisione di contenuti a livello organizzativo?
A partire da questo interrogativo di base, la nostra produzione e riflessione vuole perciò focalizzarsi su alcune questioni fondamentali: quali elementi dei social networks possono maggiormente facilitare la comunicazione organizzativa, e perciò le costituzione e l’implementazione di comunità organizzative? Quale l’impatto possibile dell’utilizzo di tali strumenti, altamente pervasivi ed aggregativi, nell’every day organizzativa e nella gestione del cambiamento?

Gaia Moretti



Cross-cultural management: strumenti, strategie e new media

marzo 24, 2010

Le ultime tendenze nell’investimento di risorse da parte della maggior parte delle aziende italiane ed internazionali portano ad uno spostamento di capitali, energie e strategie di business verso l’estero. Questa concentrazione di risorse e l’impegno assunto nell’investire all’estero, si scontra, o meglio “interagisce”, con le diverse culture presenti nei contesti di riferimento. Gli studi relativi alla cultura aziendale ed alla sua “imposizione” nel campo del business sono effettivamente numerosi: ma, l’obiettivo che questa analisi si pone è riflettere su quelle relazioni a livello comunicativo che vengono a crearsi nel momento in cui un’azienda decide di espandersi all’estero, attraverso filiali (nel caso delle istituzioni bancarie) o sedi (nel caso delle aziende che espandono il loro mercato o effettuano semplicemente la produzione in altri Paesi). Quali strategie vengono ideate dalla casa madre per affrontare le dinamiche comunicative internazionali?

Ulteriore scopo di questa ricerca è un approfondimento sugli strumenti specifici per la gestione e la valorizzazione delle diversità, in particolare le nuove tecnologie e i nuovi media, forme di comunicazione interna attraverso strumenti web che apportano un valore inaspettato soprattutto nelle aziende a carattere multiculturale, dai più tradizionali forum ed aree di discussione ai più recenti blog, wiki e social network.

Perché il cross-cultural management rappresenta una strategia?

Per ottenere una comunicazione interculturale efficace bisogna imparare a gestire le differenze in modo flessibile e sensato. Lo studio sulla comunicazione interculturale è lo studio delle diversità che realmente “fanno la differenza” in ambienti multiculturali. Fare comunicazione interculturale significa anche acquisire gli strumenti e le capacità giuste per gestire queste differenze in modo creativo. Nella società moderna è inevitabile avere continui contatti con persone culturalmente differenti: ogni “contatto interculturale” può determinare contrasti e conflitti identitari, dovuti a caratteristiche che nell’altro riconosciamo essere totalmente differenti. Ma è attraverso il confronto con l’altro che riconosciamo noi stessi, che ci interroghiamo sui nostri modi di pensare e comportarci. La comunicazione interculturale arricchisce la nostra capacità di comprensione di una serie di concetti e significati differenti, che appartengono a persone culturalmente diverse da noi: ecco perché essa richiede pazienza, impegno e continua pratica.

La diversità all’interno delle organizzazioni trans-locali rappresenta opportunità di sfida sia per gli individui che per le organizzazioni stesse. Per sfruttare queste opportunità, gli individui e le aziende che sono all’avanguardia nella gestione della diversità, si ritrovano a dover sfidare il mercato come dei veri leader globali. L’organizzazione multiculturale deve essere in grado di gestire in maniera sinergica le differenze culturali, cercando un giusto approccio fra di esse: essa riuscirà così a trasformare la differenza in una risorsa di sviluppo organizzativo e valorizzazione della dimensione umana. L’obiettivo principale è assicurare un valore aggiunto all’azienda: infatti, in un’era in cui flessibilità e creatività sono le chiavi per affrontare al meglio la competitività, la gestione della diversità può realmente divenire un vantaggio per quelle organizzazioni che devono adattarsi alle nuove esigenze del mercato globale. La diversità diventa così strategia e strumento vincente per l’azienda.

Le strategie per favorire il cross-cultural management

Il processo di comunicazione interculturale, soprattutto all’interno di contesti organizzativi multiculturali, è reso problematico da numerosi fattori quali il pregiudizio, la discriminazione, l’etnocentrismo, gli stereotipi, la lingua e i codici comunicativi, i valori, le cedenze e le aspettative. Tutti fattori legati indissolubilmente alla cultura di ciascun popolo. Tali conflitti potrebbero essere efficacemente superati solo attraverso un dialogo interculturale, collaborativo e interattivo attraverso cui i soggetti si confrontano, abbassano le proprie barriere difensive, si mettono in ascolto e cercano di comprendere e accogliere le altrui diversità. In questi casi un ruolo centrale è svolto da efficaci pratiche comunicative e formative che favoriscono lo sviluppo della multiculturalità nei contesti organizzativi e che facilitano il superamento delle cosiddette “universal barriers”.

La formazione interculturale è concepita come un modo per identificarsi con la propria comunità culturale di appartenenza e dar vita ad una sorta di “interdipendenza” fra quest’ultima e le altre innumerevoli comunità culturali esistenti: per dar vita ad una cultura che sia capace di riflettersi nelle altre, è necessario dunque acquisire know how e skills giusti per interagire con gruppi sociali, culturali, etnici e linguistici diversi. A tal proposito le organizzazioni si affidano a strumenti di formazione interculturale che favoriscano una giusta e corretta interazione all’interno del proprio staff multiculturale.

La comunicazione interculturale viene favorita e gestita attraverso l’uso di innumerevoli strumenti, sempre più globali e innovativi quali workshop, tutoring, mentoring, focus group, oppure booklet, newsletter, ed infine business e web tv, intranet.

Cross-cultural management: alcuni casi di successo

Le aziende che vogliono aprirsi ad una prospettiva transnazionale, devono sapersi fondere col contesto esterno, sempre cangiante, complesso e dinamico ma riuscire a preservare e conservare un po’ di quella diversità che risulta essere un vantaggio competitivo per le stesse aziende e per la società intera.

Di seguito un’analisi generale di alcuni contesti organizzativi in cui la multiculturalità, la comunicazione e la formazione interculturale svolgono in qualche modo un ruolo essenziale ai fini del successo della stessa azienda. Alcune delle organizzazioni prese in esame infatti attribuiscono al Diversity Management un peso strategico, utile per affrontare un mercato globale sempre più differenziato, dove il confronto e la condivisione interculturale risultano all’ordine del giorno. Concetti come integrazione e internazionalizzazione della cultura sono alla base dell’azione aziendale: la cultura stessa diventa driver strategico. La particolarità di suddetti contesti aziendali è il proprio essere “glocal”, trovando il giusto equilibrio tra esigenze di internazionalizzazione e necessità di rapportarsi col tessuto locale. La giusta considerazione della diversità e l’efficacia della comunicazione interculturale sono quindi considerate valori e competenze che lo staff aziendale deve necessariamente possedere, ad ogni livello. A tal proposito, la comunicazione interculturale viene tradotta come “comunicazione vincente”. Gli strumenti di formazione interculturale sono rivolti per lo più ai leader aziendali per educarli alla realtà multiculturale della propria azienda. Si va dagli strumenti più tradizionali a quelli elettronici legati allo sviluppo incessante della tecnologia e dei nuovi media, a quelli di formazione internazionale come gli overseas placement, i programmi internazionali, le iniziative che avvicinano i dipendenti alle realtà locali di riferimento. Le strategie formative adottate devono sempre tener ben presente la necessità di localizzazione e l’esigenza di globalità dell’azienda.

Strumenti e nuovi media

Attualmente nel campo della comunicazione interculturale gli strumenti informatici rivestono un ruolo fondamentale e innovativo. L’informatizzazione come strumento di sviluppo della comunicazione interculturale ha raggiunto notevoli traguardi negli ultimi anni e sembra un fenomeno destinato ad evolversi, essendo la cultura un insieme dei singoli atti relativi ad una comunità di persone con moltissime sfaccettature, schemi mentali e percezioni. Nell’ambito della globalizzazione e quindi delle dinamiche economico-culturali che vengono a crearsi, la tecnologia svolge un ruolo fondamentale. In particolare in campo aziendale il cyberspazio è stato spesso sfruttato per la commercializzazione dei prodotti e la fidelizzazione del cliente. Ciò che andiamo ad analizzare è l’impatto che la tecnologia, unita alle diverse culture, può avere a livello organizzativo-aziendale.

Le forze della globalizzazione spingono organizzazioni, aziende e comunità a rivedere gli strumenti che meglio si adattano alle loro strategie in ambito comunicativo, passando alla completa informatizzazione, che modifica inevitabilmente la natura stessa della comunicazione interculturale.

E’ opportuno ricordare che questo processo non è una mera imposizione della società o del mercato, ma costituisce un’opportunità di valore nella gestione di quelle caratteristiche particolari che possono offrire un vantaggio all’attività aziendale. È possibile quindi anche attraverso i nuovi strumenti informatici creare un ambiente di conoscenza e incontro tra culture, dove i tratti sensibili e particolari di ogni comunità possano essere conosciuti e condivisi. I nuovi mezzi informatici permettono a coloro che sono esterni alla cultura in questione, di apprenderne i valori e le consuetudini, la religione, le tradizioni e la storia, senza alcun filtro, attraverso un’informazione diretta (a differenza di quella dei media tradizionali). A tal proposito, le aziende multinazionali svolgono un ruolo essenziale in quanto esse si insediano all’estero ed entrano a far parte di quel circolo di “cultura globale” che va al di la dei confini nazionali e geografici e che si basa principalmente su un sistema di valori condivisi.

L’aumento del numero di aziende ed istituzioni che si rivolgono all’estero per la loro attività, ha portato il tema dei nuovi media nella comunicazione interculturale da un livello interpersonale di comunicazione ad uno più ampio, aziendale, sociale, cooperativo. Essi rappresentano infatti uno strumento eccezionale per la gestione e lo sviluppo della comunicazione interculturale: sono maggiormente attraenti, pratici, veloci e “di moda”, pertanto invogliano gli utenti ad utilizzarli.

Esiste un insieme di social network, YouthNet, utilizzato come strumento di comunicazione tra i componenti di organizzazioni mondiali per la discussione di tematiche quali l’HIV e l’AIDS, il cambiamento climatico, etc. Ogni network è dotato di strumenti che facilitano la collaborazione ed il lavoro di gruppo. Il software è dedicato a quelle aree con scarsa connettività, e facilita i network regionali incoraggiando gli utenti a condividere lavori e contenuti. È stato ampiamente dimostrato che i social network sono in grado di abbattere barriere conoscitive e culturali, dato il loro elevato grado di globalità. Una ricerca[1] effettuata negli Stati Uniti ha individuato la presenza di numerosi gruppi del famoso portale Facebook, dedicati agli studenti dei college che appartengono ad etnie diverse da quella americana e che spesso incontrano difficoltà ad inserirsi nell’ambiente universitario. L’idea è legata alla possibile creazione di una rete nella quale gli studenti di varie culture possano condividere esperienze e aiutarsi a vicenda nell’integrazione. I comitati universitari hanno appoggiato l’iniziativa, in quanto queste tipologie di gruppi non solo promuovono le competenze multiculturali come empatia, leadership e risoluzione dei conflitti, ma supportano anche l’incorporazione di tecnologie in grado di fornire strumenti di valore agli studenti. Juanita McGowan, del Dipartimento della Diversità e Docente nel College of Arts and Sciences afferma quanto segue: “Abbiamo individuato in questi gruppi di Facebook, l’opportunità di lavorare con studenti all’interno del loro network sociale e trattare argomenti come le sfide multiculturali e le esperienze trasmesse dalle nuove tecnologie”[2]. Il successo dell’iniziativa ci porta a pensare che una situazione di questo tipo sarebbe un valore aggiunto anche nelle aziende e nelle organizzazioni e contribuirebbe senz’altro a facilitare l’incontro tra culture a livello nazionale e internazionale, sia in ambienti totalmente multiculturali che in situazioni di “incontro” tra due culture.

Anche Twitter, in qualità di new media, svolge soprattutto all’estero un’importante funzione nelle aziende a carattere multiculturale e che hanno sedi oltre confine. Forse più di Facebook viene utilizzato per la gestione di meccanismi informali aziendali a livello culturale. In Italia la situazione non è semplice in quanto i media in questione, soprattutto Twitter, non vengono utilizzati per questi propositi. Sarebbe opportuno dunque impostare delle strategie informali per sfruttare al massimo questo potenziale tecnologico.

Wiki, inteso come strumento di creazione di conoscenza nonché di condivisione e valorizzazione di caratteristiche culturali distinte, è uno strumento web che può essere modificato o aggiornato dai suoi utilizzatori ed i cui contenuti sono sviluppati in collaborazione da tutti coloro che vi hanno accesso. Un caso rappresentativo è l’UNICEF che ha creato al suo interno un sistema wiki chiamato Uniwiki, con il proposito di mettere in contatto tutte le persone dell’organizzazione. In questa piattaforma wiki si concentrano conoscenze diversificate su scala mondiale, a tutti i livelli, e si verifica un proficuo scambio interculturale basato sulle caratteristiche personali degli utenti. La piattaforma wiki acquista maggiormente valore se, come in questo caso, viene sviluppata in maniera semplice ed immediata per tutte le tipologie di utenti, anche per coloro che si sentono poco vicini alle nuovissime tecnologie.

Notevole è stato finora l’utilizzo dei nuovi strumenti di comunicazione diretta multimediale, quali Skype e simili. A proposito di questo tipo di software che connette telefonicamente, visivamente ed elettronicamente persone presenti nell’etere, è stato individuato un utilizzo dello stesso a livello aziendale per lo scambio di informazioni e conoscenze. In un caso il software Skype veniva utilizzato da una ditta di disegni e progetti dei Paesi Baschi per mostrare illustrazioni ed esecuzione degli stessi a collaboratori, clienti e manager, senza invio diretto dei materiali. L’importanza che questo mezzo può assumere in prospettiva di comunicazione interculturale è esponenziale, in quanto le difficoltà legate a quelle parti del discorso e della comunicazione che riguardano la sfera del non verbale verrebbero superate, con ovvio riferimento alla comunicazione interculturale, nella quale questi elementi sono imprescindibili.

Conclusioni

L’obiettivo di questo lavoro è di presentare le attuali tendenze organizzative riferite agli strumenti di comunicazione e formazione interculturale maggiormente utilizzati e “sfruttati” per fare business. Ciò che si deduce da questa analisi è che la chiave per un’effettiva gestione della diversità in azienda è la conoscenza: conoscere, comprendere, adattarsi, preservare, incorporare gli altrui valori in modo da potersi rapportare con essi nel modo più efficace possibile. Sicuramente non tutti i casi aziendali sopra esposti realizzano in pieno l’importanza del cross-cultural management che spesso viene considerato come una necessità, dettata dalle nuove regole del mercato, piuttosto che come un valore aggiunto per l’azienda stessa. A tal proposito è importante utilizzare la formazione per sviluppare nuove “competenze culturali” a tutti i livelli aziendali, evitando il rischio di fermarsi a quegli stereotipi e pregiudizi radicati a livello quasi globale.

L’intenzione è quella di aprire un dibattito, o almeno stuzzicare un po’ l’interesse di quanti credono fermamente che la “conoscenza interculturale” sia fenomeno essenziale nella vita di un’azienda. A tal proposito è importante riflettere anche sulla presenza dei nuovi media, sullo sviluppo di tecnologie sempre più innovative che, se da una parte eliminano le distanze geografiche e rendono la comunicazione più fluida, dall’altra la rendono meno interpersonale e più aziendale.

Le tecnologie Web 2.0 hanno ottenuto notevoli consensi negli ultimi mesi, sia per la loro efficacia sul mercato nell’ambito esterno alle aziende (e-commerce, assistenza clienti, etc.) sia per quanto riguarda lo sviluppo rapido dei prodotti, maggiori vendite, feedback dei clienti e giudizi positivi sulle tecnologie stesse come strumento di business. La nostra idea consiste nel proporre un più efficace utilizzo di questi mezzi informatici per instaurare un sistema di valorizzazione e gestione dei rapporti internazionali e soprattutto interculturali per quelle aziende, organizzazioni o enti che, per ragioni di business o cooperazione, hanno la necessità di confrontarsi con personale o collaboratori di cultura differente.

A tale proposito abbiamo illustrato alcuni esempi che mostrano il concreto utilizzo delle nuove tecnologie multimediali e web, dei nuovi media e dei sempre più diffusi social network, che nelle realtà maggiormente sviluppate hanno spesso contribuito a un miglioramento nella gestione della comunicazione interculturale e dell’incontro tra culture. La creazione di ambienti multimediali condivisi, attraverso il connubio tra nuove tecnologie e strategie comunicative, darà un ulteriore impulso al miglioramento della realtà aziendale internazionale.

Maria Rosaria Nava e Vincenzo Pietropinto

Bibliografia

Guirdham M., “Communicating across cultures at work”, Palgrave, 2005.

Kumar Rajesh; Sethi Anand Kumar, “Fare affari in India. Guida per manager occidentali”, Etas 2007.

Zheganina E., “Facebook group helps multicultural students”, 2009.

Sitografia

http://www.kstatecollegian.com

http://www.kwintessential.co.uk

http://www.socialedge.org/

http://www.unicefinnovation.org